L'immagine sbiadita di una città sbiadita dove, malgrado tutto, c'è ancora chi lotta per essere un'anima viva.

giovedì 26 novembre 2009

Articolo pubblicato su www.siciliainformazioni.com 24/11/2009 Provocazione dell'associazione Libera. All'asta i beni confiscati alla mafia

“Lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Si vendono immobili ancora occupati o gravati da ipoteche”. Così il “banditore” Enrico Fontana, consigliere della Regione Lazio, ha dato inizio all’asta simbolica organizzata dall’associazione “Libera” nella “Bottega della legalità Pio La Torre”, a Roma. Un’iniziativa provocatoria per chiedere al Governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l’emendamento della Finanziaria, approvato in Senato il 13 novembre, che autorizza la vendita dei beni confiscati. Entro 90 giorni, massimo sei mesi, se non si riesce a trovare una destinazione sociale, gli immobili saranno soggetti alla vendita e il ricavato andrà per metà al Ministero dell’Interno e per metà a quello della Giustizia.

Quindici i beni messi all’asta, selezionati tra gli oltre 3000 che rischiano la vendita. Cinque di questi si trovano nella provincia di Palermo. Appartenevano a Leoluca Bagarella, Vito Ciancimino, Salvatore Lo Piccolo, Giovanni Brusca e Angelino Siino. Attualmente sono occupati e gravati da ipoteca. Per tale ragione non possono essere destinati al riutilizzo sociale, secondo quanto previsto della legge 109 del ’96 promossa dall’associazione “Libera”. Risuonano di rabbia le parole pronunciate oggi da Don Luigi Ciotti, il prete che con centinaia di giovani lavora sui terreni confiscati: “Il vero provvedimento utile sarebbe trovare il modo per restituire quei beni ai cittadini. In caso contrario - continua il sacerdote antimafia - attraverso stratagemmi e opere di ingegneria contabile tornerebbero agli stessi boss che da tempo chiedono di vendere i beni, perché loro hanno i soldi per ricomprarli”.

Tanti erano i partecipanti alla simulazione dell’asta. Persone che con le loro storie, con le loro facce, con i loro nomi evocano la resistenza di chi alla mafia ha detto no. Uno su tutti, Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, che nel 1982 pagò con la sua stessa vita l’intuizione che solo bloccando e confiscando i beni riconducibili ad attività illecite si può indebolire la mafia.

Mentre nel Parlamento Europeo il 7 maggio scorso è stata approvata la legge sul riutilizzo dei beni, l’Italia fa un passo indietro e ne propone la vendita. Per questo, domenica 28, nelle piazze italiane saranno attaccati cartelli con su scritto: “Questo è un BENE. Non è in vendita”

venerdì 23 ottobre 2009

Una querela in meno e più sicurezza

Ci sono persone delle quali non dubiterei mai. E c’è gente che considero poco credibile.
Le persone come Enrico Di Giacomo, photoreporter di Messina, autore dello scatto pubblicato martedì scorso su Il Fatto Quotidiano e minacciato di querela dal Presidente della Regione, rappresentano il meglio di cui Messina dispone, sia dal punto di vista professionale sia da quello umano. E’ preoccupante e disgustoso il comportamento di certi politici che, per il ruolo che ricoprono, provano a intimidire con menzogne chi, al contrario loro, agisce con onestà intellettuale. È altrettanto preoccupante che la foto sia stata pubblicata solo da un quotidiano nazionale e invece non ci sia traccia su quello cittadino e su quelli regionali.
Lo scatto che ritrae il Governatore, Raffaele Lombardo, e il Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, sorridenti sulle macerie di Giampilieri, secondo il Presidente della Regione, sarebbe “frutto di un fotomontaggio”. Questa accusa è una calunnia altamente diffamante. Essendo Enrico, non solo un professionista, ma prima di tutto una persona onesta, non ha nulla da temere e infatti ha già annunciato che anticiperà i tempi: “Sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine”. Chi lo conosce, anche poco come me, non ha il minimo dubbio a pensare che la Giustizia gli darà ragione.
Da qualche mese chi amministra preferisce ricorrere, in mancanza di progetti concreti e di fatti da dimostrare, al “mezzuccio” della querela in difesa dell’onore e di una presunta dignità violata. Chi amministra querela e non risponde ai cittadini. Querela e non dimostra il contrario di ciò che è stato detto. Insieme alla città si vuol far finire nel fango anche la libertà di stampa. L’onore di Messina si difende garantendo i diritti fondamentali degli uomini. Primi fra tutti, la sicurezza e il diritto ad essere informati. Diffama Messina chi non sa proteggerla e tutelarla, non chi denuncia l’incapacità degli amministratori.
Sei mesi fa, il Sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ha annunciato la querela, notificata il mese scorso, al giornalista Antonello Caporale che aveva definito le città dello Stretto due cloache. Tre settimane fa è crollata la montagna di Giampilieri causando la morte di 36 persone. Basterebbe questo, in sede di giudizio, a dimostrare la validità della frase pronunciata dal giornalista di Repubblica, che chiedendo scusa ai cittadini, ha chiarito che non si riferiva a loro ma a chi li amministra.
Querelare è un modo vigliacco per aggirare il problema. Per sembrare forti, quando forti non si è. Per comunicare un senso di potenza che andrà in frantumi come le montagne di Giampilieri. Per alimentare la politica delle parole vuote a scapito dei fatti concreti.Buzzanca, convinto di vincere in Tribunale, pensa forse che, grazie alle querele, riuscirà a risanare le casse del Comune. Ignora il fatto che si spenderanno altri soldi inutilmente perché si tratta di cause perse in partenza. Così, senza esclusione di colpi, ha querelato anche il deputato Carmelo Briguglio, suo collega di partito, e tutti coloro “che – si legge nel comunicato – hanno contribuito a ledere l’immagine di Messina”. Dare un giudizio politico, come ha fatto, nei giorni scorsi, il vice capogruppo del Pdl alla Camera, Carmelo Briguglio, non significa offendere la città, significa richiamare alle responsabilità. Responsabilità a carico di “amministratori locali incapaci – ha affermato il deputato - di dare sicurezza alla popolazione negando piani di protezione civile efficaci, non approntando in passato piani di evacuazione la cui assenza ha certamente alimentato gli esiti devastanti”.
Se gli amministratori locali avessero carattere risponderebbero, alla foto e alle accuse, con la dialettica politica e con i fatti. Non saranno le querele e le carte a restituire dignità all’immagine di Messina.

sabato 17 ottobre 2009

"La legge colpisce a piacere". E' più giusto fare lo skipper del Sindaco che esprimere la propria opinione.

Franco Alioto, dipendente comunale di Palermo per ventuno giorni non si è presentato a lavoro. Doveva fare lo skipper sullo yacht del Sindaco. Pena: sospensione per tre giorni.

Giovanni Tornesi, dipendente della Regione, Commissario del Corpo Forestale, scrive su una testata on-line. Pena: sospensione per tre mesi con privazione della retribuzione.

“La legge è molto distratta e assai tollerante, ma quando si sveglia colpisce a piacere” diceva Gaber.

Chi diserta il luogo di lavoro, per stare su una barca nel mese di settembre, viene premiato. Chi invece serve lo Stato, con dedizione e costanza, prendendo a cuore il lavoro ed esprimendo le proprie idee, per amore della giustizia, su una testata di “informazione on-line per il corpo forestale”, organo non ufficiale, dal quale non percepisce stipendio, viene punito. Ed è il caso di Giovanni Tornesi, direttore del sito www.pinus1.it .

La vicenda inizia quando il Presidente della Regione Lombardo nomina Pietro Tolomeo comandante del Corpo Forestale. La testata esprime una critica nei confronti di questa decisione. Si legge in un pezzo pubblicato l’11 febbraio 2009: “Fermo restando il rispetto per le persone, riteniamo Tolomeo inopportuno”. A conferma di quanto detto, il 3 marzo 2009, sul quotidiano La Repubblica esce un articolo dal titolo: “Il direttore con poteri di polizia nel curriculum anche assegni a vuoto”. L’attacco: “Una "fedina" lunga due pagine: tutti procedimenti archiviati o reati depenalizzati, sottolinea lui. Ma l'elenco dei guai con la giustizia del dirigente generale Pietro Tolomeo è già un documento cult nelle mani dei sindacati.” Il sito Pinus1 si limita a pubblicare la copia dell’articolo senza alcun commento.

Il diritto di critica e di libertà di espressione anche per i pubblici dipendenti, come prevede il decreto legislativo 165/2001, non rientrano tra le conoscenze del Comandante Tolomeo che ha intrapreso un’azione contro il Commissario Tornesi. Il 10 settembre scorso lo stesso Comandante ha firmato infatti la sanzione disciplinare con sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per mesi 3 a carico di Giovanni Tornesi. La motivazione è la mancanza di autorizzazione per la collaborazione con la testata on-line Pinus. Testata che però, è il caso di ripeterlo, non è un organo ufficiale, ma un sito di “informazione per il corpo forestale” come si può leggere sulla home page e come è più volte specificato all’interno degli articoli.

Se la legge applicata dal comandante della Forestale “è molto distratta”, adesso si aspetta la decisone del tribunale, con la speranza, ma anche con la consapevolezza, che l’articolo 21 della Costituzione, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ripagherà l’onestà del Commissario della Guardia Forestale Giovanni Tornesi.

venerdì 16 ottobre 2009

Tragedia evitabile? Allora mai più. Però ci vuole una Messina nuova.

Credo di conoscere il mestiere dei giornali e so che Giampilieri e le questioni sollevate dalla tragedia spariranno dalle pagine prima che il dolore lasci spazio alla ricostruzione. 
So che non dipende dalla volontà o sensibilità dei direttori o dei cronisti: è la vita stessa che va avanti, che produce altri fatti, altre notizie, che solleva nuove questioni.
Sono certo che, come avvenuto per L’Aquila, non verrà meno l’impegno del presidente Berlusconi per la consegna di nuove case a chi le ha perdute a causa dell’alluvione. E sono convinto che il presidente Lombardo farà la sua parte. Temo però, come peraltro il capo della protezione civile Bertolaso, che l’agenda dei governi, nazionale, regionale e cittadino, di oggi e di domani, di destra o sinistra, allertata da 35 morti, dopo la soluzione dei gravi problemi per la popolazione direttamente colpita lo scorso due ottobre, vedrà le proprie priorità nuovamente modificate. 
Verranno risolte le emergenze relative gli sfollati, non la grande questione aperta drammaticamente dall’alluvione; cioè la nascita di una nuova cultura di tutela del territorio, di rispetto per l’ambiente, di piani regolatori sostenibili, di cura delle campagne, di sistemi di prevenzione, di realizzazione di piani di protezione civile che, come invocato dall’arcivescovo di Messina nel corso dell’omelia funebre per le vittime di Giampilieri e Scaletta, non siano di carta, ma opere concrete.
So bene che mettere riparo oggi ai dissesti causati da mezzo secolo di cattiva gestione è possibile farlo solo a un prezzo insostenibile per le attuali casse dello Stato. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. 
Nel 2005, in vista del centenario del terremoto del 1908, ebbi modo di lanciare un’idea che diventò anche programma elettorale per una piccola associazione. Allora destò interesse ma, al termine della campagna di caccia al voto, come spesso accade per cose utili ma che costano tanta fatica, evaporò con la proclamazione del sindaco eletto. Desidero, se vorrete fornirmi questa opportunità, riproporla.
Credo che Messina, città del terremoto e oggi purtroppo anche città dell’alluvione, del disastro idrogeologico, possa aspirare, e in un certo senso abbia il dovere di diventare avamposto della ricerca scientifica in materie che riguardano lo studio dei fenomeni atmosferici, del terreno, del sottosuolo. 
Le premesse ci sono tutte: a Messina c’è un’università che potrebbe coinvolgere nell’iniziativa le sue eccellenze in materia trovando così una strada di rilancio; 
c’è la Fondazione Bonino Pulejo, che non ha mai fatto mancare, come nel caso del sostegno alle famiglie colpite dall’alluvione e di ogni meritevole iniziativa culturale, il proprio contributo; 
ci sono le location adatte: la facoltà di Ingegneria, i forti recuperati, ma anche le costruzioni abbandonate sui Colli, l’ex Hotel Riviera, l’ex Ospedale Margherita, il mai inaugurato Palazzo della Cultura. Basta scegliere bene. 
C’è in gioco la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che anche per questa iniziativa potrebbe rappresentate un’opportunità.
I presupposti insomma ci sono; quello che manca potrebbe essere reperito con la richiesta di finanziamenti, e in materia tutti i governi verrebbero messi alla prova. 
La forma giuridica, associazione, fondazione, dipartimento universitario, provinciale o comunale, la lascio ai tecnici del settore. 
Penso a una struttura, un vero e proprio “polo” della ricerca e della tecnologia, per lo studio di piani di prevenzione e costruzione nelle aree ad altissimo rischio, che sappia coniugare il rigore della scienza a una grande opportunità di crescita generale per la città. Un centro di eccellenza dove studiare e elaborare piani buoni per ogni parte zona del nostro Pianeta, sempre più indecifrabile nelle sue evoluzioni climatiche e nella consistenza del suo terreno. La realizzazione di un luogo dove Messina possa produrre ricerche, sviluppare idee, darsi un senso e un prestigio perduto e coltivare l’ambizione di un domani diverso dalle attuali catalogazioni che la vedono periferica e ultima, senza più niente da dare e da dire. 
So che la strada è in salita. Ma a rinunciare ci hanno già pensato quelli prima di noi. Con i devastanti risultati che oggi abbiamo sotto gli occhi. 
Cordiali saluti
Fabio Mazzeo

mercoledì 14 ottobre 2009

MESSINA VERSO L’ APERTURA DEI CANTIERI DEL PONTE. SEMBREREBBE RIDICOLO MA INVECE E’ COSI’.

Berlusconi e Matteoli continuano a ribadire che la data d’inizio dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina non viene messa in discussione e sarà nel Dicembre del 2010.
E’ evidente l’estremo imbarazzo del Sindaco e della sua Giunta di fronte a queste recenti dichiarazioni. Nessuna risposta è stata data, nessuno dei nostri amministratori si è permesso di dire che Messina non è pronta e che forse il capitolo ponte e la fase di cantierizzazione dovrebbero essere rimandati.
Vari sono gli aspetti e le problematiche che avrebbero dovuto segnalare al governo i nostri amministratori locali, invece siamo di fronte all’ ennesima dimostrazione della loro inadeguatezza e totale irresponsabilità politica.
Cito alcuni esempi per i quali ritengo un atto di totale ingenuità il dichiarare di far cominciare i lavori del Ponte già dal prossimo anno.

1. Mentre parlano di apertura dei cantieri del Ponte, a Giampilieri, Altolia, Molino, Briga Marina, Briga Superiore, Ponte Schiavo, si continua a scavare e forse dovranno evacuare anche altre persone. Non si è ancora deciso quale strategia mettere in campo per affrontare il problema degli sfollati e di come fare per restituirgli la quotidianità: se intervenire con la messa in sicurezza dei loro paesi o costruire nuove case altrove. E dove non si sa, perché in questa città non ci sono più spazi.

2. Non si ha ancora un quadro preciso sulla situazione degli altri villaggi in prossimità di torrenti e colline soggette a dissesto, i quali rischiano un disastro simile a quello di Giampilieri.
Inoltre non si è mai intervenuti sulla situazione critica di alcune frazioni che ogni anno vengono isolate per frane. Per citare qualche esempio, la strada che va da Bordonaro a Cumia Superiore viene interrotta quasi ad ogni maltempo, costringendo gli abitanti dei villaggi a percorrere la strada del torrente che, oltre ad essere dissestata, quando cala il buio diventa luogo di scippi e aggressioni ai danni degli abitanti dei villaggi. Ma questo è il gioco e il balletto delle responsabilità. Dopo quasi due settimane dal disastro di Giampilieri, non è stata data una risposta precisa sul perché dei ritardi dei lavori di messa in sicurezza della montagna.

3. Messina scarseggia di strade alternative alle vie principali: un’ interruzione di una strada principale della zona sud o della zona nord produce un effetto a catena sul traffico di tutta la città. Se poi aggiungiamo il fatto che non esistono corsie per i mezzi di soccorso, il tutto diventa ancora più problematico. Una situazione di emergenza può trasformarsi immediatamente in una tragedia.
In alcuni rioni della zona sud come ad esempio Contesse, il movimento di carico e scarico merci delle diverse attività commerciali, ogni giorno blocca il traffico di tutto il villaggio, a volte non lasciando spazio neanche al semplice passaggio pedonale.

4. Un altro punto è che non si ha soprattutto, e lo si è visto nel caso specifico di Giampilieri, una classe dirigente capace di poter gestire la fase dei lavori di costruzione dell’ opera.

E’ evidente che qui non si sta facendo nessuna previsione da veggente o che derivi dalla contrarietà assoluta all’ opera del Ponte, ma si sta soltanto facendo una valutazione oggettiva della reale e attuale situazione della città.
Quindi basta con queste affermazioni e conclusioni frutto soltanto di assoluta idiozia, Messina non sarebbe in grado di sostenere anni di cantierizzazione per la realizzazione del Ponte, allo stato attuale provocherebbero effetti e conseguenze disastrose per la vivibilità della nostra città.
Per questi e altri aspetti che potrei citare, mi chiedo come ancora si possa parlare di inizio dei lavori di costruzione del Ponte addirittura a partire dal prossimo anno.
Messina deve puntare ad aprire e gestire altri cantieri, quello del Ponte deve assolutamente e necessariamente essere rimandato.

mercoledì 7 ottobre 2009

Messina: Lutto Nazionale ma l'assessore ha festeggiato i 40 anni.

Lutto nazionale, funerali di Stato, bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici di tutta Italia, minuto di silenzio sui campi di calcio, la squadra nazionale col lutto al braccio, telecamere e riflettori accesi su Messina. Tutte cose giuste per rendere onore alle vittime di una catastrofe annunciata affinché queste non siano morte invano.

E così sabato 10 gli italiani si fermeranno a pensare ai fratelli di Messina. Ma domenica 4, due giorni dopo la strage, l’Assessore di Messina all’arredo urbano e all’ambiente, Elvira Amata, ha festeggiato i suoi 40 anni. Tutta l’Italia si fermerà in segno di lutto, invece un amministratore della città ha ritenuto opportuno stappare lo spumante in un locale a 500 metri dagli sfollati quando ancora si cercavano le salme.

I nostri concittadini morti non sono figli di un Dio minore, “non sono morti di serie B”, espressione proposta da Antonclaudio Pepe, giornalista di Messina, e ripresa anche dai quotidiani nazionali. Lo sanno i parenti che piangono i loro cari. Lo sanno gli ex abitanti di Giampilieri, Scaletta, Altolia, Molino, Briga che nei prossimi giorni torneranno lì, dove c’erano le loro case, a cercare qualche ricordo da conservare. Troveranno scarpe e vestiti, giocattoli e pentole che raccontano le vite delle loro famiglie soffocate dal fango. Lo sanno gli uomini della protezione civile e dei vigili del fuoco che hanno scavato sperando di dare respiro ancora a qualche corpo. Lo sanno i giornalisti di Messina che, per vocazione, sono stati testimoni e cronisti di una tragedia. Tragedia che qualcuno aveva anche preannunciato e ora non si dà pace perché i responsabili devono pagare. Lo sanno i volontari che, mentre regalano un sorriso agli sfollati, portano cibo e vestiti. Lo sa il Segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ha detto "se i morti di Messina sono di serie B è perchè c'è una classe politica di serei B".

Gli amministratori di Messina non sanno che i nostri non sono morti di serie B. Chi sono i principali responsabili del disastro di Messina? E’ vero, non è solo la classe dirigente. Non sono solo i politici che hanno amministrato e che amministrano la città. Ma loro sono responsabili più degli altri e hanno nomi e cognomi, come faceva notare Dario Morelli dai microfoni di RadioStreet. Queste persone, che hanno nomi e cognomi, si ritengono assolte se hanno la forza e il coraggio di festeggiare i 40 anni. Tappa importante, per carità, ma 35 persone, tra due mesi, non festeggeranno il Natale grazie all’incuria e all’indifferenza di chi li amministra da 15 anni. Personaggi che non solo non valgono nulla come politici ma non valgono neanche come persone. Ed è ancora più grave. Chi non ha sensibilità, nonostante sia assessore all’ambiente, non potrà mai capire i problemi delle persone, non si preoccuperà mai del possibile crollo di una montagna o di una valanga che potrebbe travolgere interi centri abitati. Tutti lo sapevano ma nessuno ha fatto nulla. E non verrà fatto nulla da persone che hanno chiesto il lutto nazionale ma non si sono sentite in lutto quando ancora si stavano cercando i morti.

martedì 6 ottobre 2009

Nubifragio a Messina: cronaca di una tragedia annunciata

Ho visto la mia città disperarsi e piangere. Adesso tutti noi messinesi siamo davvero preoccupati.
Oggi si deve pensare più che mai alla nostra terra, alle nostre vittime, alla nostra gente che ha dovuto lasciare le proprie case e che adesso chiede aiuto a tutta la comunità.
Regnano ora il terrore, l’amarezza e la sensazione di abbandono. Ci si sente senza via d’ uscita, come se quel fango che non dà tregua fosse il concretizzarsi delle paure che attraversano la mente di tutti i messinesi, i quali da molti anni non trovano più un senso alla loro vita qui a Messina.

Oggi ci troviamo ancora più disorientati: anche la speranza di poter ricostruire un futuro migliore in questa città ci sembra ancora più lontana.

Giampilieri non esiste più e come questa frazione tante altre rischiano di scomparire se non si prendono i dovuti e necessari provvedimenti. I provvedimenti… appunto. Ieri il presidente Berlusconi ha promesso la costruzione di “nuovi quartieri” per gli sfollati. Quali quartieri, però? Sepolta com’è dal cemento, Messina non ha più spazi liberi in cui costruire.

Ho attraversato a piedi alcune tra le zone colpite dal nubifragio: Giampilieri, Scaletta Zanclea, Briga Marina, Santa Margherita, Ponte Schiavo, frazioni che prima di questa tragedia pochi conoscevano e pochi sapevano essere minacciate da frane, smottamenti e mareggiate.
Eppure quella stessa montagna di Giampilieri Superiore, nel 2007 aveva mostrato i primi segni di cedimento. Già nel 2007, la stessa.

I finanziamenti per metterla in sicurezza non sono arrivati per un grave errore di valutazione dell’ area, la quale non veniva classificata come zona a rischio. A conferma di ciò il rapporto del PAI siciliano (Piano Assetto Idrogeologico): la zona di Giampilieri non era stata considerata a rischio idrogeologico perché il comune di Messina non l’aveva segnalata alla regione.

Tragedia annunciata perché questa città ha una storia di selvaggio sfruttamento del territorio: le case sono state costruite senza la dovuta distanza dai torrenti, in terreni sabbiosi geologicamente inidonei, instabili e soggetti a dissesto, ma la maggior parte delle case non sono più abusive, anzi quasi tutte sanate da precedenti condoni.
Tragedia che si poteva evitare con una più attenta e precisa valutazione dei rischi e della pericolosità di quelle zone.

Nella mia esperienza di poche ore nei luoghi colpiti dal nubifragio vengo assalito dai suoni delle sirene dei mezzi di soccorso. Mi fermo ad ascoltare le voci ed i racconti della gente e forse riesco a percepire qualcosa in più della tragedia che Messina sta vivendo in questo momento.
Incontro un ragazzo di circa 20 anni: non è del posto, non è un curioso e neanche un giornalista , ma si trova lì dalla mattina per scavare tra il fango e le macerie sperando di ritrovare vivo un suo amico. Non mi racconta altro, non gli chiedo altro, già mi basta per capire.

Mi fermo in un vicolo coperto da circa un metro e mezzo di fango e non trovo via d’uscita, vedo la gente spalare il fango davanti all’ingresso delle loro case, tanto fango. Più avanti un gruppo di ragazzi prova a tirare l’auto fuori dal fango ed io cerco di dargli una mano.
Non tutti i presenti sul posto, però, sono lì per prestare il loro aiuto: anche in questo dramma, purtroppo, non sono mancati gli sciacalli che hanno cercato di approfittare della tragedia.
Piove ancora ed è quasi buio. I soccorritori continuano a scavare e intanto vedo arrivare i primi pullman venuti per portare via da quell’incubo gli sfollati.

Rifletto sul fatto che la tragedia è circoscritta a delle piccole frazioni.
Tornando verso casa mi accorgo che già dopo qualche chilometro dai luoghi del disastro sembra tutto normale come se non fosse successo niente.
E se questo dramma rimanesse periferico e come tale venisse dimenticato?

Fortunatamente tantissimi cittadini stanno rispondendo con ogni forma di solidarietà e di aiuti concreti: centri di raccolta fondi e di beni di prima necessità, squadre di volontari nei centri di smistamento e presso gli alberghi cittadini per dare conforto agli sfollati.

Leggo le ultime notizie sui giornali: sale il bilancio delle vittime e con esso il dolore, la rabbia, l’amarezza. Manca all’appello ancora tanta gente. E intanto si continua a scavare.
Mi chiamano degli amici, vogliono organizzare squadre di spalatori nelle zone colpite dal nubifragio.
Quel fango è di tutti noi e tutti insieme lo dobbiamo spalare.